sabato 2 febbraio 2008

Yogurt e politica

Più volte abbiamo sfiorato il tema, ma poi non l'abbiamo mai afferrato. La promozione di yogurt (o caramelle o cellulari o qualsiasi altro prodotto di largo consumo) è / deve essere diversa dalla promozione di (candidati, partiti) politici e istituzioni? Consenso sociale e aspirazione al consumo sono terreni di gioco così diversi? La competizione elettorale non assomiglia sempre di più alla concorrenza tra prodotti (tra commodities)? Gli strumenti del marketing politico non sono sempre più simili al toolkit del marketeer?

Su questa distinzione (ma non solo, ovviamente) si basa la pretesa che rivolgersi a noi sia meglio che utilizzare una qualsiasi agenzia pubblicitaria. E' un'argomentazione che funziona molto bene (tutto le volte che la uso l'interlocutore capisce senza problemi) ma per onestà intellettuale mi chiedo se (quanto) sia retorica.

8 commenti:

Gabriele ha detto...

le due cose non differiscono di molto con l'eccezione del grado di incisività che è possibile ottenere. nel nostro lavoro è molto più duro e i primi da convincere sono i politici che si rivolgono a noi e che sono causa di un tasso di mortalità delle proposte elevatissimo. campania docet.

i-Rob ha detto...

Beh, dopo la riunione di oggi con ValueLab sul geomarketing applicato alla campagna elettorale siamo decisamente sullo scivolo dello yogurt...

guarins ha detto...

lo yogurt fa community and leadership building? in parte secondo me si, avendo occupato spazi sociali che erano della politica. per me fare com pol è qualcosa di più che fare pub commerciale, se sai fare bene la prima puoi fare la seconda, non viceversa.

la differenza poi con le agenzie è l'approggio strategico, non solo creativo. sapere e aiutare a dire le cose giuste, non solo curare il come lo si dice.

la domanda se è o no tutta retorica, poi, è sempre valida. ma allora lo è tutta la politica in campagna ... è un team ad es do obama? tutte chiacchiere? non so, per ora solo parole, ma quando le parole attivano cose, genti, emozioni e azioni, è ancora "solo" retorica?

i-Rob ha detto...

guarins, sottoscrivo le tue parole. enfasi sul "cosa" prima che sul "come", pur consapevoli delle relazioni tra le due dimensioni e della coincidenza / sovrapposizione tra mezzo e messaggio. visione e strategia prima di tattica e operatività, anche se sappiamo arrivare all'attacchinaggio.
Per quanto riguarda la retorica, è una nobile arte classica...

i-Rob ha detto...

Però aggiungo: si "consumano" prodotti politici alla stregua di altri beni? più tecnicamente: agire sociale e agire di consumo sono distanti quanto lo erano qualche decennio fa o convergono? e se convergono, quali contaminazioni avranno luogo tra com pol e com pubblicitaria in genere? quali modelli potranno essere trasferiti tra una e l'altra?

g. ha detto...

per me la pubblicità è un fare politica, e non la politica è diventata pubblicitaria. Questo se intendiamo la politica come creazione/vissuto di esperienze, condivisione di azioni e pensieri, messa in comune di valori, anche estetici. La pubblicità, quindi, è politica, quando non si limita a dare un'informazione neutra (ma quando accade, o è accaduto? forse mai...cos'è la neutralità? forse non esiste). Secondo me, quindi, il punto di vista è opposto. E la leadership e community building sono ue aspetti del fare/essere politico in tutte le sue forme (e quindi anche della pubblicità, perchè c'è sempre un eroe, una storia, persone che si riconoscono). insomma, anche un pubblicità fa politica. Più che di contaminazione a m sembra si tratti della stessa sostanza delle cose...

Anonimo ha detto...

Pnoksky= Fede...scusate il pastrocchio di nomi!

i-Rob ha detto...

Panofsky come Erwin, lo storico dell'arte? "Il significato delle arti visive"? qc che può cambiarti la visione del mondo...